domenica, settembre 13

il bdsm, la schiava, il daddy e il sesso.





Riporto un' esperienza personale sul fare il daddy, nicchia nella nicchia dell' interpretazione della dominazione.

Il tema è delicato e ricordo che tutto quello che riporto riguarda persone maggiorenni e consenzienti, è solo un altro modo di vivere esprimendo le proprie fantasie, prevalentemente interpretando un ruolo che stimola l' eros attraverso la mente, che è l'organo più importante per il sesso, anche se alcuni non lo sanno.


 Mi piace viaggiare in macchina, specialmente in autostrada, senza interruzioni si fila lisci come le olive in un piattino. Satellitare incastrato nel crusotto, il supporto acquistato dai cinesi è stato buttato, radio accesa e sigaro in bocca. Adoro gli autogrill, sono mondi di mezzo, di solito spadroneggia la grande industria e i prodotti tipici, salami di felino a braccetto con i libri di Don De Lillo, caffè e Grisby, amaro alle erbe di una piccola industria abruzzese e Molinari.

Un Cavalier Amaranto sul suo destriero bianco, una Punto 2013.

Arrivo alla stazione: io ci sono, tu stai per arrivare, chiamami perché sono così teso che non riesco a fare un passo, la mia macchina, il mio guscio.



Procedi verso di me, stivaletto nero, pantaloni jeans neri con strappi alle ginocchia, sezioni di piccole borchie sulla coscia. Pelle diafana, un vitino da vespa e un viso soffisticato sorretto da tanto rimmel nero che forma un arco per gli occhi già brillanti, scuri e grandi. Le tue labbra rosse di fuoco dicono baciami sono la tua fragola, mentre brandisci la tua LV come un arma.

Apri la portiera e monti in macchina, sto decidendo adesso se iniziare a spiegarti le regole del gioco e se darti dei termini precisi da subito o lasciare che tutto inizi per poi procedere mano a mano. Vorrei che il nostro fosse un ruolo interpretato continuativamente, è il mio desiderio ma forse è troppo o troppo presto.

Ti guardo un attimo, "ciao", ti sfioro la guancia "si sembri più piccola dal vivo, potresti passare proprio per mia figlia", mi sorridi, ti avvicini e ho voglia di farti eccitare per cui mi avvicino alla tua massa di capelli castani con colpi di sole, "non c'è cosa più bella per un uomo che fottersi la figlia", silenzio "dai un bacio a papà..."

Ci sporchiamo di rossetto, le nostre lingue si incrociano e si girano attorno, la succhi e io la prendo tra i denti, lecco le tue guancie e tu farai un gesto che ripeterai spesso, prendi il mio labbro inferiore e lo succhi, con forza. ti prendo per i capelli e spingo la lingua più in fondo.

Ripartiamo e parcheggio poco lontano dalla stazione, qualcuno dalla strada grida forza Ascoli, colpa della mia targa, smadonno abbondantemente, tornando poi al motivo del viaggio, lei.

Ci stacchiamo ed io inizio a ritrarmi "abbiamo sbagliato, non si dovrebbe fare...tra me e te poi..." inizi a leccarmi come un cagnolino e dici "a chi facciamo male dai..." baci e cerchi di infilarmi la lingua in bocca leccandomi le labbra. Ti scosto anche con forza e inizi a mettermi le mani tra le gambe "a sì non vuoi?" dici alzando la voce di un tono con fare canzonatorio, mentre giochi con le dita sul mio sesso muovendolo di poco sù e giù, passandolo sul palmo della mano aperta.

La alzo e ti intimo di lasciarmi stare, non devo essere stato convincente, perché non smetti di provare a baciarmi in bocca "dai per favore" mi dici supplichevole mentre pigi il corpo contro il mio e mi ritrovo il braccio tra i tuoi piccoli e perfetti seni, che scoprirò sono sormontati da capezzoli poco più rosei della tua pelle, a bottoncino. Ti chiedo da quanto tempo hai certe fantasie "da quando ero piccola, vedevo il tuo cazzo sotto l'asciugamano, quando facevi pipì e io ero sotto la doccia...dio che voglia avevo del tuo cazzo..." so che quello che dici è vero..."ti ci sei masturbata tanto piccola mia?" -"per anni ho sognato che venissi in camera e mi trovassi a gambe aperte, e che poi ti avvicinassi e ti mettessi al mio fianco dicendo che mi volevi carezzare un pò".

Troviamo un accordo, potrai soddisfare almeno una tua voglia abbandonando qualsiasi desiderio poco consono, mi sorridi dolcemente e mi dici "allora mi lecchi la fichetta papà". "Sei sicura che poi smetti?" inclini la testa a sinistra sorridi piano socchiudendo poco la bocca come fosse un taglio, "non dirmi che non hai voglia di fotterti la tua bambina, porco come sei". Te lo faccio promettere ed andiamo al nostro B&B.

 Mentre salgo le scale di legno, laccato scuro in stile antico, da un' entrata secondaria, indipendente dalla casa, che ci lascia la giusta intimità senza contatti alcuni dalla casa padronale, mi sale qualcosa dentro, monta i desiderio, mentre guardo il tuo sedere che mi ondeggia di fronte. La stanza è carina, grosso letto matrimoniale, comodini in legno chiaro con due ripiani ed un cassetto sormontati da lampade con motivi floreali; alla destra del letto un mobile semplice in cui ci sono appoggiati gli asciugamani. Alla sinistra la finestra, grande, senza serranda ma con gli scuri, di fronte un armadio e un cassettone con sopra la televisione e due opuscoli :uno per l'aria condizionata e l'altro per accedere al wi-fi.

Sopra il particolare che più mi piace, un ventilatore a pale, grosse, color marrone chiaro ed una sezione finale, quella attaccata al meccanismo che gira di un colore molto più scuro a forma ovale, nel mezzo alla sezione circolare una plafoniera, da lì la luce per la stanza. Sembra uno di quelli dei film americani in bianco e nero sulle esotiche isole di qualche sperduto villaggio indocinese.

Ti metti a cavalcioni sul letto e sono io a dirti "non ti avevo promesso qualcosa?" mi chiedi di slacciarti i pantaloni, mi tremano le mani dall' emozione lo ammetto, infatti sei tu che ti slacci il bottone io mi limito a tirare giù la cerniera, mentre ti butti sul letto e ti togli i calzoni, sfilandoti le mutandine di pizzo nero, offrendoti a cosce larghe in attesa che ti lecchi. Avvicino la bocca alle tue Grandi Labbra e le bacio a stampo "la fichetta della mia piccola finalmente", ti sento fremere sino alle cosce, che allarghi leggermente offrendomela in tutta la sua bellezza.



Sei perfetta e i tuoi seni sfidano la gravità, con i capezzoli che si sollevano fieri e dritti, hai appena compiuto diciotto anni e si vede, hai ancora il corpo acerbo, la tua pelle profuma di rosa.

Lecco il clitoride, le piccole labbra, pianto la lingua nel mezzo agitando forte la testa a destra e sinistra. prendo il tuo bottoncino tra le labbra, e succhio piano, la punta della mia lingua lo stuzzica piano e da sotto. Lavoro bene perché cresce e ti dimeni come se volessi scoparmi la bocca o ondeggiando il bacino a destra e sinistra, mentre a tratti sento il sapore metallico tipico della fica che sta per venire. Mi afferri a capelli, mi carezzi, resti a guardarmi, ripetendo come un mantra "paparino che bello, o papà sì...". Ad un certo punto sei quasi al culmine dell' eccitazione, cerchi di fermarmi con una domanda "è più buona la mia fichetta o quella di mamma?" una piccola leccata, al clitoride e ti rispondo "la tua è buonissima figlia mia, la più buona del mondo", riaffondo la faccia e tu resti a bocca aperta guardando il cielo.

Mi vieni praticamente in bocca, inarchi la schiena e ti rilassi.

Finito il tumulto e il desiderio sessuale mi guardi "perché non ti sei spogliato?", continuo il nostro gioco "perché lo so dove vuoi andare a parare puttanella, dopo cena". Ci sono stati momenti dolcissimi, non è stato solo sesso, finito quello che stavo facendo inizi a darmi piccoli bacini sulle labbra, sempre, in continuazione, non smetti mai, tanto è vero che durante la notte cercherò di alzarmi per aprire il frigo-bar, verrò interrotto più e più volte dalle tue effusioni, mentre i tuoi capelli trovano la loro giusta collocazione e sembrano radici piantate nel mio petto.

Macchina e cena, ci perdiamo tra le strade perché il ristorante è fuori zona, in un piccolo avvallamento all' imbocco d' uscita di un paesino dell' interno, parliamo del più e del meno, senza un indirizzo preciso, proprio come il satellitare che ci fa perdere un paio di volte.

Il classico locale con i finestroni e il legno alle pareti con le ruote da carro verde, sicuramente era una casa coloniale adibita a trattoria, dove l' acqua viene portata in caraffe di vetro come il vino sfuso. Sulle classiche tovaglie fiori e plastica arrivano i piatti, porzioni da camionisti su tipi di pasta caserecci e affettato con tanto di squacquerone.

Parliamo del più e del meno, genitori, amici, ogni tanto ci stringiamo la mano, si emoziona un paio di volte quando parlo della mia esperienza precedente e mi sembra lì esca fuori il suo amore per kung-fu panda che pare mi somigli, ci rilassiamo e per un attimo mi perdo nei suoi occhi luminosi.

Sarà per questo che mi coccola costantemente, sono tenero come un panda, della disney poi.

Mi sento bene, non avrei neppure bisogno di riempire gli spazi per parlare del più e del meno e nascondere qualche imbarazzante silenzio. Devi esserti sentita bene anche tu dato che come hai detto dopo non sapevi se fossi riuscita neppure a spogliarti nuda, invece sei andata molto oltre.

Saltiamo un paio di sequenze e siamo in camera da letto, ti ho detto che forse non sei adatta a fare la schiava, potrei tenerti come amante ma altro proprio no. Ti imputi, "voglio essere la tua schiava" un poco imperativa e un poco bambina...mi ritrovo con te con la lingua nel mio buco del culo che lo lappi e lo infili dentro indurendolo e muovendo la testa. Mi piace, mi piace che tu non l'abbia mai fatto, mi piace la tua disponibilità a provare.

Il tutto procede come dovrebbe, l'unico appunto che poco dopo sarò io a prendere il tuo piede, mi guardi stupita e inizio a leccarlo, sono io a ricambiare il favore, poi lo trovo adorabile, tu mi guardi sorpresa ed eccitata, allarghi piano le cosce...Ti ho fatta impazzire e lo so...

"guarda che così non riusciamo a dormire" io e te di fianco, nel mezzo del letto che ci intrecciamo, sto bene, continui a darmi bacini, succhiarmi il labbro," coccoliamoci un altro poco dai...".


Di salto in salto, tu sopra di me, tu in bagno con un asciugamano che ti avvolge il corpo, mentre nell' altra stanza si sentono dei ragazzi fare baldoria fuori dalla porta e ti raggiungo con la maglietta abbastanza lunga da farti da vestito, "se sono gay non ci faranno caso, se esco io magari si riscoprono etero....", un sorriso divertito da parte tua e voliamo verso il letto.

La mattina ci coglie nell' ora del sonno più dolce, come dicevano alcuni scrittori di inizio secolo appena passato.

Sei strana, silenziosa, mangi parlando poco e controvoglia, ti scopro in bagno a...piangere?

"Allora che facciamo ci rivediamo?" continuo a domandarmi se il tuo silenzio in macchina sia dovuto al fatto che ci separiamo, avrò tempo e modo per scoprire se ti ho colpita così a fondo da rendere difficile il distacco, per ora sento il silenzio. Il treno riparte i fili di un discorso silenzioso si spezzano.

"Ho proprio voglia di rivederti".

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Per chi fosse interessato ad approfondire il discorso del rapporto tra il Daddy dominatore e la  Little Girl sottomessa basta cliccare il link.











2 commenti:

  1. Anonimo02:31

    Ci ho messo un poco a commentare...
    Ho voluto leggere e rileggere ciò che hai scritto, rendere mia ogni singola parola...è tutto così perfetto, esattamente come lo ricordavo io
    ...Non vedo l ora di rivederti...
    Ti adoro, sempre di più
    La tua Sirenetta

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    Risposte
    1. Pensavi mi potessi dimenticare del mio primo incontro con te?

      Non vedo l'ora di rivederti.

      Mi adori sempre di più....Che bello leggerlo.

      Il tuo Cavalier Amaranto

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